I GIOVANI CHEF FRANCESI SONO PORTATI AL BIO?

Gli chef di vecchia scuola parlano soltanto di sapori autentici e di piccole delizie del terroir, prive di prodotti chimici. Ma quelli della nuova generazione cosa pensano del bio?
Philippe Mille, Alexandre Gauthier, Christophe Hay e Jerôme Chaucesse hanno 30-40 anni, alcuni di loro sono “Meilleur Ouvrier de France” o “Grand Chef de Demain” della Gault Millau, altri brillano di una stella nella Guida Michelin.

Le loro creazioni sono apprezzate e ammirate  dal gourmet del mondo intero: sono la generazione  delle future star della gastronomia francese. Pasticcieri o chef, se sono dei veri geni del gusto, nutrono soprattutto il rispetto per il nostro Pianeta e per la salute dei propri clienti. Vediamo insieme cosa pensano del bio, e seguiamo i loro consigli illuminati!

 

bio-filipePhilippe Mille, chef del Relais “Les Crayères” a Reims.

Il suo parere: «A causa del loro costo elevato, in genere il 25% in più della norma, non è facile acquistare solo alimenti biologici, ma mettersi su questa strada è una cosa di primaria importanza!».

La sua motivazione: «La frutta e la verdura bio hanno un contenuto di acqua inferiore rispetto a quelle che sono state coltivate con fertilizzanti chimici, quindi presentano un sapore più concentrato.»

Come fare una buona scelta: «Bisogna “annusare” i prodotti, riscoprire quel profumo intenso che ne rispecchia l’identità e le caratteristiche.»

Il suo profilo professionale: “Meilleur Ouvrier de France” e 1 Stella sulla Guida Michelin del 2011.

bio-jeromeJerôme Chaucesse, chef pasticciere del ristorante “Apicius” a Parigi.

Il suo parere: «Scegliere il bio vuol dire essere sensibile al sapore autentico della verdura e della frutta, senza dimenticare la loro stagionalità! Purtroppo, viviamo in un contesto in cui il lato economico ha il sopravvento. È la corsa alla redditività, sempre più difficile da raggiungere nell’agricoltura.»

Il suo consiglio: «Puntate sui mercati specializzati in alimenti biologici e parlate con i produttori. Sapranno spesso darvi dei buoni consigli.»

Il suo profilo professionale: pasticciere, poeta, esteta, architetto di edifici “di cultura”. Crea dei dessert di design, belli da vedersi e buoni.

 

bio-cristofeChristophe Hay, chef del ristorante “La Maison d’à Coté” a Parigi.

Il suo parere: «Molte verdure crescono a profusione su terreni gonfi di pesticidi e soggetti a continua annaffiatura, il che fa di esse, senza dubbio, dei prodotti a crescita regolare e belli da vedersi, ma senza sapore. Per quanto mi riguarda, con i prodotti bio, riesco a ritrovare il sapore degli ortaggi della mia infanzia, e del giardino di mio padre che si prendeva cura personalmente delle verdure del suo orto e le raccoglieva quando erano mature.»

Il suo consiglio: «Oggi, sui nostri banchi, ci sono due tipi di bio: quello che cresce in quantità abbondante per la grande distribuzione e quello dei piccoli produttori locali che si sono presi cura dei propri prodotti e ne parlano con amore. Alcune coltivazioni a larghe superfici propongono questo tipo di prodotti e cercano di mettere i piccoli produttori

in primo piano: è questa la scelta che bisogna fare.»

Il suo profilo professionale: una cucina contemporanea tradizionale con delle puntatine nella gastronomia del Nuovo Mondo, dove ha dato prova del suo talento.

bio-alexandreAlexandre Gauthier, chef stellato del ristorante “LA Grenouillère” a Montreuil-sur-Mer.

Il suo parere: «Il boom del bio riflette il responsabilizzarsi delle generazioni nei confronti della cultura e dell’agricoltura di sussistenza, che coinvolge in via diretta la cucina. È importante evitare gli errori del passato, quando si produceva sempre più in fretta, per aumentare le potenzialità di rendimento. Un approccio esclusivamente economico verso gli alimenti è a tutto svantaggio della loro qualità e del loro sapore, senza contare gli effetti nocivi sulla salute dei consumatori (effetti secondari dovuti ai pesticidi, ecc.)»

Il suo consiglio: «Se un prodotto è biologico, non vuol dire che sia per forza buono di sapore. È inutile nascondersi dietro la qualità.»

Il suo profilo professionale: la sua creatività eccellente mette in subbuglio il mondo della gastronomia.

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Béatrice - Cooking

Bonjour, my name is Béatrice. Thanks to my grandmother, I developed a love of cooking in early childhood. At her, everything smelled of apple brioche, rhubarb jam and fresh country produces. It’s not always easy to cook in Paris as the number of invitations exceeds the days of the week! So, it’s really necessary to think out the menu in order to have a successful diner at home. The wining recipe: gourmet, seasonal and dietetic dishes. And surprising presentations. No longer possible to serve the traditional Blanquette of veal to make your guests happy…

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