Possiamo supporre che tutto ciò che è soggetto a libera vendita non solo sia autorizzato, ma anche commestibile. Ma commestibile non vuol dire che sia anche “buono per la salute”, ed è tipico della confezione, il mettere in primo piano tutti i pregi dei prodotti, e il precisarne invece, in caratteri minuscoli, le controindicazioni. Da vera guida all’acquisto qual è, un’etichetta alimentare contiene delle informazioni essenziali, da quando un decreto del 1984 consente di rispondere alle domande basilari: la composizione dell’alimento e la sua data di scadenza.
Il problema, però, è che se siamo in tanti a saper leggere su Internet, non siamo più capaci di “leggere” una confezione alimentare. O, almeno, i nostri occhi sono attirati dalle confezioni “appariscenti”, dai titoloni, e non dalle informazioni stampate sul retro della confezione, e che sono scritte così piccole, che prima dobbiamo andare a cercare gli occhiali, e poi metterci ben 10 minuti a leggerle!
La normativa
Per legge, l’etichetta deve riportare varie menzioni obbligatorie sulla descrizione dell’alimento. Il produttore deve fare in modo che sull’etichetta siano riportati:
- La percentuale degli ingredienti, ma riportata in primo piano nella denominazione, in ordine di peso decrescente (dalla lettura dell’etichetta di un sedicente yogurt su cui leggiamo la dicitura “ricco di frutta”, veniamo a sapere che in realtà contiene solo il 5,7% di purè di frutta concentrata!).
- Gli additivi e la loro funzione, e se sono naturali o artificiali.
- I principali ingredienti allergenici (glutine, crostacei, soia, ecc.).
- Il nome e l’indirizzo di un responsabile (per i reclami).
- La data di fabbricazione e la data di durata minima o, nel caso di prodotti alimentari molto deperibili, la data limite di consumo e le indicazioni particolari per la conservazione.
Etichette ingannevoli
Grasso animale, zucchero: alcuni ingredienti non fanno vendere molto, mentre altri (frutta, verdure) assicurano la vendita. Così, i produttori, per fare in modo che un prodotto sembri meno zuccherato, dividono in due le diciture: “zucchero” da una parte, e “sciroppo di glucosio” dall’altra. E per far apparire un biscotto per l’infanzia più “ricco di frutta”, lo riempiono di diciture “preparazione di frutta”, anche se la presenza della frutta è minima… Tutti gli stratagemmi sono buoni! Una cosa è certa: il prodotto alimentare “accattivante” cerca di mettere in primo piano tutti i pregi del prodotto stesso, e di nasconderne i difetti.
Etichette ingannevoli: come difendersi
La scelta di una scatola di lenticchie o di una confezione di stuzzichini per l’aperitivo, richiede molte conoscenze, la lettura, la scrittura, la biochimica, la nutrizione. E poi il marketing, l’economia e gli aspetti legali della concorrenza e del consumo… Allora, non fidatevi delle immagini della confezione e dei claim pubblicitari. Controllate la quantità dell’ingrediente principale, che vi spinge a voler acquistare il prodotto. Leggete tra le righe e andate a studiare con un po’ più di attenzione le etichette dei prodotti che strillano “5 frutti e verdure al giorno” o “a ridotto tenore di…”.
Una buona notizia
Ebbene sì, si possono realizzare delle composte senza colorante, dei biscotti veramente al puro burro, dei succhi di frutta puri senza aggiungere niente, dato che in questo caso, si parla di “succo di frutta”…
Per saperne di più
www.securiteconso.org (commissione della Sicurezza dei Consumatori)